Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

27/06/17

Il blocco che non c'è



Mi sento una pecora azzurra (il nero è ormai abusato) in mezzo a tante pecore bianche.
Qualche tempo fa ero impegnata in una ricerca e mi imbatto in una discussione su un forum in merito al blocco dello scrittore.
Mi soffermo a leggere per curiosità e mi imbatto in asserzioni come queste:

-non sempre tutti quelli che fanno della scrittura il loro lavoro, si divertono scrivendo.
-scrivere può essere un’attività noiosa e frustrante.
-il foglio bianco è il più grande spauracchio di un artista.

Al che mi sento strana.
Mi volto verso la libreria e noto la solita vecchia mensola sparsa di quaderni pieni di trame da sviluppare, ricerche, documenti, volumi che devo consultare...
Apro la scatola di latta vicino al pc e ne escono fogli scritti a mano da ricopiare (ricacciarli dentro è un’impresa).
Avvio un foglio di Word e inizio a scrivere, come accade tutti i giorni (salvo impegni eccezionali).

Blocco dello scrittore?
Scrivere è noioso? (oddio, semmai lo è revisionare, ma assieme al piacere c’è anche il dovere!)
No, dico, volete prendermi per la parte oscura?

Scrivere è una professione come tante altre. C’è chi insegna, chi fa l’idraulico (e beato lui che prende un sacco di soldi più di quanti ne vedo io!), chi il meccanico...
Dove sta il problema?
Al che prende forma una domanda nella mia testa: ma quelli che hanno il blocco, perché scrivono?
Soprattutto, amano scrivere?

Io non mi vedo certo come Dante Alighieri (magari!) né come la pluripremiata premio X, mi vedo piuttosto come il protagonista dei film “Una notte al Museo” che si è trovato per caso a fare il guardiano notturno ed è arrivato dove mai pensava di arrivare.
Faccio un lavoro, che per me è il più bello del mondo, e mai e poi un foglio bianco mi spaventerà.
Figuriamoci, io sto male se non scrivo!
Perciò chi ha il blocco si chieda se davvero scrivere è ciò che vuole, perché forse non è così.

Nessuno può darle consiglio o aiuto, nessuno. Non v’è che un mezzo. Guardi dentro di sé.
Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere?
Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere?
Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta.
E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità.
La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza.
(Rainer Maria Rilke)