Qual è la paura dello scrittore moderno?
Che il suo libro venga recensito in modo negativo?
No.
Beh, una recensione negativa non fa comunque piacere ma se ha le sue
giuste motivazioni è bene accettarla e prenderla come sprone per migliorarsi
in quanto nessuno è perfetto.
La paura dello scrittore moderno è il refuso.
Il refuso non è un errore grammaticale, è una svista che può capitare per un errore di battitura o perché
è sfuggita all’attenzione dello scrittore e del revisore (che sono esseri
umani, non robot!).
Esempio classico di refuso: “ho tanti tempo” al posto di “ho tanto
tempo”.
I refusi sono soventi, non solo nei libri (e fidatevi, tutti gli
scrittori –compresa la sottoscritta- hanno prima o poi collezionato uno o due
refusi nel corso della loro carriera) ma anche negli articoli di giornale,
comunicati stampa, persino nei cartelli stradali e sui blog (io ne so qualcosa
perché una volta, per aver sbagliato in un commento un nome, mi sono “giustamente” presa tanti
aggettivi poco simpatici).
I refusi succedono, punto e basta.
E non per ignoranza, come accade spesso per gli errori grammaticali, ma per
stanchezza, per una semplice svista.
Sono perdonabili?
Sì, certo.
Ma c’è chi dice no (grazie Vasco, per avermi prestato questa frase).
Sono quelli che io chiamo “i lettori non lettori”, cioè quella
categoria di persone che comprano un libro non per il piacere di leggerlo, di
scoprire se troverà delle affinità con i personaggi, di esplorare tutti i
percorsi che esso gli proporrà.
No, sono quelli che comprano un libro per andare a caccia dei refusi.
Sono “gli esteti del refuso”, che poi amano scrivere recensioni dove
non si parla affatto del libro ma si grida “al refuso, al refuso, quello
scrittore è un incompetente!”.
Sono i tuttologi del massacro che soffrono dell’invidia del libro.
Non sono capaci di scrivere libri (scrittori si nasce, bravi scrittori
si diventa) e quindi provano un certo perverso piacere nel massacrare l’altrui
lavoro.
Che fare, allora?
Non si può fare altro che ignorare questo genere di non lettori e
chiedere al lettore vero, colui che legge per passione, un po’ di tolleranza e
perdono per il refuso.
È infatti inutile farne una tragedia e mettere in croce scrittori,
revisori e stampatori, che di parole ne scrivono e leggono a fiumi ogni santo
giorno.
Lettore, rilassati.