Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

05/11/20

Hic sunt refusi

Qual è la paura dello scrittore moderno?
Che il suo libro venga recensito in modo negativo?
No.
Beh, una recensione negativa non fa comunque piacere ma se ha le sue giuste motivazioni è bene accettarla e prenderla come sprone per migliorarsi in quanto nessuno è perfetto.

La paura dello scrittore moderno è il refuso.
Il refuso non è un errore grammaticale, è una svista che può capitare per un errore di battitura o perché è sfuggita all’attenzione dello scrittore e del revisore (che sono esseri umani, non robot!).
Esempio classico di refuso: “ho tanti tempo” al posto di “ho tanto tempo”.
I refusi sono soventi, non solo nei libri (e fidatevi, tutti gli scrittori –compresa la sottoscritta- hanno prima o poi collezionato uno o due refusi nel corso della loro carriera) ma anche negli articoli di giornale, comunicati stampa, persino nei cartelli stradali e sui blog (io ne so qualcosa perché una volta, per aver sbagliato in un commento un nome, mi sono “giustamente” presa tanti aggettivi poco simpatici).

I refusi succedono, punto e basta.
E non per ignoranza, come accade spesso per gli errori grammaticali, ma per stanchezza, per una semplice svista.
Sono perdonabili?
Sì, certo.

Ma c’è chi dice no (grazie Vasco, per avermi prestato questa frase).
Sono quelli che io chiamo “i lettori non lettori”, cioè quella categoria di persone che comprano un libro non per il piacere di leggerlo, di scoprire se troverà delle affinità con i personaggi, di esplorare tutti i percorsi che esso gli proporrà.
No, sono quelli che comprano un libro per andare a caccia dei refusi.
Sono “gli esteti del refuso”, che poi amano scrivere recensioni dove non si parla affatto del libro ma si grida “al refuso, al refuso, quello scrittore è un incompetente!”.

Sono i tuttologi del massacro che soffrono dell’invidia del libro.
Non sono capaci di scrivere libri (scrittori si nasce, bravi scrittori si diventa) e quindi provano un certo perverso piacere nel massacrare l’altrui lavoro.

Che fare, allora?
Non si può fare altro che ignorare questo genere di non lettori e chiedere al lettore vero, colui che legge per passione, un po’ di tolleranza e perdono per il refuso.
È infatti inutile farne una tragedia e mettere in croce scrittori, revisori e stampatori, che di parole ne scrivono e leggono a fiumi ogni santo giorno.
Lettore, rilassati.