Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

24/08/17

Classici? Sì, grazie!



Colpa della scuola.
Dei docenti (va beh, facciamo un favore a chiamarli così) che non sanno trasmettere pathos (tanto hanno lo stipendio fisso, cosa gli interessa del pathos?), che assegnano le letture a quegli alunni che sono ancora allo stadio evolutivo dei Neanderthal e quindi non sanno leggere, che procedono nei programmi come tante stupide macchinette e guai a uscire dai binari.
Finisce così che tutti nella vita, compresa la sottoscritta, abbiamo detestato i classici per un po’ di tempo (qualcuno, a dire il vero, li odia ancora).

Calvino cita ben quindici motivi e dice inoltre che i classici vanno letti perché sono romanzi di formazione.
Io dico che c’è di più.
Anzitutto il tempo. Tutto muore, in questo nuovo Millennio anche piuttosto in fretta, ma un classico no.
Se persone come Omero, Virgilio, Dante, Virginia Woolf, Salgari, Wilde, Voltaire, Dostoevskij e tantissimissimi altri che non sto a citare per non farla lunga sono giunte fino a noi un motivo deve pur esserci.
Inoltre tutto ciò che noi siamo, pensiamo, facciamo e diciamo è stato già scritto in un classico.
L’uomo che andrà su Marte è Ulisse, le donne che combattono per i loro diritti sono come le sorelle March, i ragazzi di oggi che cercano se stessi non sono poi diversi dai giovani di On the road... quindi leggere un classico è una scoperta di noi stessi, un approfondimento della nostra anima, un modo di vedersi attraverso uno specchio.

Ultimo ma non meno importante.
Leggere un classico fa cultura sdoganabile, non soltanto accademica.
Immaginate che bella figura trovarsi fuori con gli amici e sapere che Ariosto non è solo una marca di aromi per gli arrosti?
Oppure sfoderare una citazione di Shakespeare che fa sempre intellettuale chic?
O meglio, sorprendere qualcuno e dire “un altro paio di maniche? Amico mio, siamo tutti buoni a copiare Manzoni!”.
Provateci, vedrete quanto sarà bello leggere un classico!