Se c’è un aspetto della società occidentale che trovo davvero
deprimente è l’appropriarsi di concetti e aspetti culturali appartenenti ad altre
società per farli propri in maniera del tutto sbagliata.
Ultimamente sento spesso parlare di Karman, o se non conoscete il
sanscrito chiamatelo pure Karma, come se fosse una specie di nuova legge di
Murphy.
Se fai qualcosa di buono e la giornata ti va bene, allora hai avuto un
buon Karma, se è venerdì 17 e ti si pianta l’auto in mezzo alla strada allora
hai un cattivo Karma.
Le cose non funzionano in questo modo.
Il Karma non è un boomerang che torna indietro ad ogni essere vivente
nel giro di una giornata, non è una banconota da cinque euro trovata pe caso,
non è la macchinina del bimbo o il tacco della scarpa dell'ex migliore amica che si rompe “per vendetta cosmica”.
No, il Karma riguarda solo noi stessi e la parola anzitutto significa “azione”: è l’insieme delle
azioni, dei pensieri e dei sentimenti inerenti le vite passate.
In base ad esse, ogni entità vivente ha delle colpe da espiare nella
vita presente per accedere ad uno stato superiore che porti verso il Nirvana.
Accettare l’esistenza del Karma non significa vivere oppressi dalla
colpa e con l’incertezza di non conoscere le cause passate della propria
infelicità, significa invece avere fiducia che il destino è nelle nostre mani e
che abbiamo il potere di trasformarlo al meglio in ogni momento.
Il Karma si compone di quattro Verità:
1-l’esistenza umana comporta automaticamente la sofferenza;
2-tale sofferenza è causata dal desiderio del piacere (qui non pensate
all’occidentale, immaginando si tratti solo di sesso. Allargate la mente!);
3-il sollievo si raggiunge solo mediante l’estinzione del desiderio del
piacere;
4-per liberarsi dal piacere bisogna compiere gli 8 passi di Buddha
Gotama che consistono nel conoscere le Verità, avere giuste aspirazioni e giusto
parlare, comportarsi, agire e impegnarsi rettamente in ogni momento della vita,
sapersi controllare e meditare su se stessi e sull’universo.
Come recita un vecchio adagio buddhista: se vuoi capire le cause del
passato, guarda i risultati che si manifestano nel presente. E se vuoi capire
quali risultati si manifesteranno nel futuro, guarda le cause poste nel presente.
Quindi la prossima volta che parlerete di Karma fatelo con cognizione
di causa, altrimenti finirete anche voi nel calderone (cito Francesco Gabbani)
degli Occidentali’s Karma!