Sguaiato:
1-Che è privo di finezza, di decoro, di educazione: una ragazza sguaiata
2-Volgare, smodato: modi, discorsi sguaiati; risa sguaiate
2-Volgare, smodato: modi, discorsi sguaiati; risa sguaiate
(Dizionario di lingua italiana)
La società è sempre stata un po’ sguaiata, volgarotta (non nel senso di
popolare ma nel senso di rozza e maleducata) e sgraziata.
Da quando l’uomo ha imparato a trasformare le sillabe in parole di
senso compiuto il turpiloquio, la bestemmia e sua sorella la calunnia hanno
iniziato a serpeggiare ovunque.
Se si dovesse dire quale
caratteristica negativa spicca maggiormente nella società attuale,
probabilmente dovremmo dare ragione a Johann Huizinga e dichiarare che il
maggior vizio del mondo moderno è, dopo tutto, la volgarità.
La volgarità riassume e compendia
tutte le altre caratteristiche negative: la superficialità, l’egoismo, il
narcisismo patologico, l’arrivismo cialtrone, l’utilitarismo cinico, la
brutalità e la mancanza di compassione.
La volgarità non è solo un fatto
estetico, o anti-estetico: come avevano visto anche John Ruskin e William
Morris, essa è anche il segno di un orientamento morale, una vera e propria
malattia dell’anima, sia nel singolo individuo che nella società tutta.
La volgarità è anche forma, ma
non solo forma: quando un importante uomo politico fa il segno del dito medio
alzato durante un pubblico comizio, non è “solo” volgare; quando un critico
d’arte inveisce con parole offensive contro l’interlocutore in un salotto
televisivo, non è “soltanto” volgare; quando una attricetta da quattro soldi si
dimena, piange, urla, insinua e sparla dei suoi compagni in un “reality”, non è
“soltanto” volgare: tutti costoro, oltre che volgari, sono anche profondamente,
intollerabilmente immorali.
(da un articolo del giornalista Francesco Lamendola, Arianna editrice)
La volgarità, questo crescendo odierno di atteggiamenti sempre più
sbagliati, questi orrendi orpelli che dovrebbero far sembrare le persone “più
toste”, “più cool”, sono frutto di cosa?
Semplice, di una società che si è evoluta sull’idea che un individuo
possa essere felice raggiungendo nell’immediato il massimo del proprio benessere, a dispetto
degli altri e anche contro gli altri: senza una coscienza cui rendere conto,
senza una norma universale da rispettare e senza un’istanza superiore (religiosa,
politica o filosofica che sia) alla quale riconoscersi sottoposti.
Chi oggi vive ancora secondo una propria bussola interiore, chi fa
ancora suoi concetti come rispetto, impegno, educazione, pazienza, semplicità, discrezione
viene definito “freddo” o addirittura “superbo”.
Volete sapere la mia opinione?
Meglio essere tacciati di algidità e superbia piuttosto che riempire il
proprio quotidiano (reale o virtuale) di bassezze morali, insulti, violenze e
volgarità.