Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

19/02/19

La questione del diritto d'autore

Parliamo ancora di editoria, in particolare di diritti d’autore.
Volevo partecipare a un concorso letterario, uno di quelli grossi dove c’era in ballo la possibilità di essere pubblicati da una casa famosa.
Ma ho deciso di non farlo per due motivi.

Il primo è prettamente economico: non ho 1000 e passa euro da regalare ad una casa editrice per avere la possibilità di farmi pubblicare (e comprare in cambio qualcosa come 120 copie del libro che devo poi riuscire a far vendere) senza comunque avere garantiti servizi basilari come revisione, grafica e editing prepubblicazione.

Il secondo è intellettuale: per pubblicare dovrei rinunciare ai diritti d’autore perché sono un’autrice self e ho scoperto che le case editrici maggiori non considerano le case self loro pari.
Poi poco importa che ogni libro self riceva dallo Stato il magico codice ISBN, quello che fa della tua opera un’opera regolarmente pubblicata e tutelata dalle leggi del tuo paese.
Poco importa se self non vuol dire “non regolarmente pubblicato” ma significa che la casa in questione ti dà la possibilità di pubblicare da solo (quindi senza mediazione terzi, eccetto lo staff della casa self) con i tuoi collaboratori o avvalendoti dei loro servizi (che si pagano, ma almeno hanno un prezzo umano).

Così mi sono chiesta: qual è la differenza sostanziale fra una grande casa editrice e una self?
Facile: se pubblichi con una casa editrice famosa ti fanno rinunciare ai diritti d’autore.
Se pubblichi con una self no, la proprietà intellettuale dell’opera e i suoi diritti sono sempre e solo tuoi.
Questo perché in Italia (come in tanti altri paesi del mondo) per pubblicare un’opera è necessario sì stipulare un contratto ma non è necessario rinunciare ai diritti d’autore.

Perché dunque le case editrici maggiori impongono la scelta di rinunciare ai diritti d’autore con contratti capestro che possono durare fino a vent’anni?
Semplice, perché in questo modo l’autore non è più proprietario della sua opera, non può più dire niente se per caso viene modificata o tolta dalla vendita e perde la maggior parte dei guadagni che spettano all’editore.
Con le case self invece il rapporto è diverso, più “alla pari” nel senso che le case ci guadagnano le stesso ma lo fanno attraverso le royalties ovvero le percentuali sulle singole vendite (permettendo comunque all’autore un guadagno maggiore rispetto a quello che avrebbe con le case editrici maggiori) e sulla qualità dei servizi offerti: ecco perché il rapporto con l’autore è molto diverso.

Penso, per chiudere il post, che l’editoria così com’è non funziona.
C’è il vecchio, la baronia delle case editrici maggiori che rimane paludata in terreni ormai morti, e il nuovo, il self unito al digitale, che decolla e vorrebbe volare alto ma spesso è ostacolato d mentalità troppo chiuse.
Occorre cambiare, e anche in fretta, perché se l’editoria è in crisi a questo punto non è solo colpa della tantissima (purtroppo) gente che non legge ma anche di un sistema ormai in declino.

20 commenti:

Gus O. ha detto...

Alle condizioni stabilite da chi organizza il concorso chi vince è sicuramente il banditore.
Ti abbraccio Francesca.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Gus O.
Esatto, perché sono condizioni ingiuste.
Ti abbraccio.

Farfalla Legger@ ha detto...

Mi permetto di fare due considerazioni, scusami se sbaglio, ma io ho interpretato così il tuo post.
La prima è quella che le case editrici fanno una sorta di clientelismo (non so che termine usare) tu li paghi e loro forse pubblicano...
La seconda è che, togliendoti i diritti d'autore, oltre a modificarla, possono farla passare come opera di un altro.
Ed allora i tuoi meriti, le tue capacità dove finiscono?
No, no, no fai bene a non starci. Meglio self ma con una tua certa libertà.
Baciobacio cara siempre per te.

Sophie Rocher ha detto...

La rinuncia ai diritti è un problema molto grave, perché consente alle case editrici di guadagnare tanto alle spalle dello scrittore.
Non c'è equità e non va bene.
Secondo me la scelta più democratica sono le case self.
A bientot ma amie!

Francesca A. Vanni ha detto...

@Farfalla Legger@
La tua interpretazione del post è perfetta, hai indovinato tutte e due le tematiche (sollievo per me, temevo di essere stata troppo complicata!) e anche i loro aspetti negativi.
Purtroppo, se pubblichi non self, è così e sinceramente mi sembra irrispettoso verso non solo me ma proprio verso gli autori in generale.
Ecco perché pubblico col self, e sono contenta che ci siano persone intelligente come te che non sottovalutano né disprezzano questo modo nuovo e giusto di fare editoria.
Un abbraccio!

Francesca A. Vanni ha detto...

@Sophie Rocher
Infatti anche tu pubblichi col self e fai benissimo.
Grazie per essere passata e a presto!

Sugar Free ha detto...

Non sei la prima autrice che sento lamentarsi di come funziona male il mondo delle grosse case editrici e dopo alcuni scandali che hanno coinvolto grandi nomi (come per esempio la mancanza di revisori o la messa in vendita di manoscritti rifiutati ai quali erano stati cambiato i nomi dei personaggi e qualche particolare) non mi stupisco che giustamente tantissimi autori prediligano il self.
Poi c'è un'altra questione: ma se le grosse case poi alla fine vogliono l'epub, perché osteggiano il self e l'epub stesso?
Mah, gente strana!
Baci!!!

Buona lettura ha detto...

Ah, questa proprio non la sapevo che se pubblichi con una casa editrice famosa ti fanno rinunciare ai diritti d’autore... mah. Allora meglio rimanere self a questo punto.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Sugar Free
Perché le grandi case osteggiano?
Perché perdono soldi: non promuovendo loro per prima questi prodotti devono appoggiarsi a terzi e pagare.
Grazie per il commento!

Francesca A. Vanni ha detto...

@Buona Lettura
Questo sempre, la rinuncia dei diritti esiste dai tempi del Manzoni.
Ecco perché poi sono nate le case self!
Ciao!

Olivia Hessen ha detto...

Anche io, come Buona Lettura, non sapevo della rinuncia dei diritti ma mi sono informata e ho scoperto che hai ragione: in base al DDL in vigore nessun autore deve rinunciare ai diritti sull'opera per pubblicare.
È tutta una squallida questione di soldi, meglio mille volte il self!
Baci.

Melinda Santilli ha detto...

Alla fine le case editrici self sono nate proprio per una questione di diritto editoriale.
Amazon è stata la casa pilota per eccellenza e adesso ce ne sono moltissime in tutto il mondo che hanno seguito il seuo esempio.
Perché si può fare una nuova editoria, giusta e senza compromessi al limite della legge.
Ciao!

Farfalla Legger@ ha detto...

"Temevo di essere stata troppo complicata" è una frase che ti fa onore. Dimostra la tua umiltà nel rapportarti con gli altri. Quello che io cerco in questo mare di internet. Brava e complimenti. Abbraccio tutto per te.

Lucrezia Ruggeri ha detto...

Ti racconto la mia esperienza: volevo far pubblicare "Il mistero della fenice" (il mio primo romanzo) da una casa editrice.
Mia mamma (allora ero minorenne) si mette in contatto e ci arriva una mail dove ci proponevano alla modica cifra di 1850 euro di stamparci e pubblicare il libro (niente epub, ovviamente) a patto che oltre al pagamento della suddetta cifra e la rinuncia per dieci anni dei diritti comprassimo anche 120 copie da rivedere nei negozi.
Capito?
Per fortuna ho trovato la StreetLib!
Baci!

Francesca A. Vanni ha detto...

@Olivia Hessen
Sono contenta che questo post ti sia stato d'aiuto.
Sì, anche io sono per il self.
Un abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Melinda Santilli
"Perché si può fare una nuova editoria, giusta e senza compromessi al limite della legge."
Semplicemente applausi!

Francesca A. Vanni ha detto...

@Farfalla Legger@
Grazie Anna, sei davvero troppo gentile.
Sai com'è, mia madre mi ha educata bene: rispetto, umiltà, gentilezza.
Altrimenti non si va da nessuna parte.
Un abbraccio!

Francesca A. Vanni ha detto...

@Lucrezia Ruggeri
Incredibile, anche un amico scrittore che conosco via mail ha avuto un'esperienza simile.
Ma sono dei ladri, questi editori!
Guarda, hai fatto bene a unirti alla StreetLib.
Continua a scrivere!

MesserMalanova ha detto...

Quella che hai descritto non è una politica che mi piace.
Nel mondo della musica non devi cedere i tuoi diritti a nessuno, non capisco perché invece con i libri debba essere il contrario.
Fai bene a restare con chi ti tutela.
Buona domenica.

Francesca A. Vanni ha detto...

@MesserMalanova
Non so perché l'editoria sia strana, sul serio.
Grazie del commento e un abbraccio.