Conoscete Firenze, una delle città più
belle d’Italia su cui si è scritto e detto tanto?
Io amo molto questa città, adoro
visitarla spesso e per omaggiarne la grande bellezza ho deciso di scriverci
sopra un libro che uscirà nel mese di maggio.
In attesa della sua pubblicazione,
lascio a voi la lettura di questo breve estratto:
"Le campane di Santa Maria del Fiore annunciarono con aria grave e solenne il sopraggiungere della mezzanotte.
Dodici cupi rintocchi riecheggiarono distintamente per le vie di Firenze, rischiarate in parte dalle luci artificiali dei lampioni oppure dai fari abbaglianti di qualche auto solitaria che sfrecciava diretta verso mete ignote.
Gli sguardi marmorei delle centenarie statue che abbellivano la Loggia di Piazza della Signoria si posarono ammirati e curiosi su un uomo nerovestito che avanzava con passo lento e misurato verso un tavolino di cristallo apparso dal nulla al centro del grande spiazzo deserto, finemente abbellito da una tovaglia ricamata di lino bianco.
Sopra di esso c’erano una bottiglia colma di vino rosso e due calici di fine cristallo.
Lo sconosciuto non dimostrava più di quarant’anni, il viso affilato era ingentilito da profondi e attenti occhi scuri, mentre le labbra piene erano atteggiate in un sorriso enigmatico.
Lisci capelli di un caldo castano sfioravano le ampie spalle, mettendo in risalto il bel volto.
Nella mano sinistra stringeva un libro senza titolo, rilegato in pelle rossa.
L’uomo si accomodò al tavolino, riservando per un lungo momento uno sguardo indecifrabile al colosso del David, uno dei silenziosi guardiani che difendevano il vecchio palazzo della Repubblica Fiorentina.
Ammirare quel muscoli scolpiti nel marmo con mano sapiente, così simili al vero da sembrare pronti a scattare, gli procurava ogni volta una profonda emozione.
Tutta Firenze per lui, a dire il vero, era sempre una continua fonte di sentimenti contrastanti e intensi.
Aveva dato e fatto l’impossibile per quella città bella, esigente e crudele come la più passionale delle donne e mai se ne era pentito.
Lo avrebbe rifatto, se soltanto ne avesse avuto ancora l’occasione.
Ma la vita, come la giovinezza, fuggiva sempre troppo in fretta."
Dodici cupi rintocchi riecheggiarono distintamente per le vie di Firenze, rischiarate in parte dalle luci artificiali dei lampioni oppure dai fari abbaglianti di qualche auto solitaria che sfrecciava diretta verso mete ignote.
Gli sguardi marmorei delle centenarie statue che abbellivano la Loggia di Piazza della Signoria si posarono ammirati e curiosi su un uomo nerovestito che avanzava con passo lento e misurato verso un tavolino di cristallo apparso dal nulla al centro del grande spiazzo deserto, finemente abbellito da una tovaglia ricamata di lino bianco.
Sopra di esso c’erano una bottiglia colma di vino rosso e due calici di fine cristallo.
Lo sconosciuto non dimostrava più di quarant’anni, il viso affilato era ingentilito da profondi e attenti occhi scuri, mentre le labbra piene erano atteggiate in un sorriso enigmatico.
Lisci capelli di un caldo castano sfioravano le ampie spalle, mettendo in risalto il bel volto.
Nella mano sinistra stringeva un libro senza titolo, rilegato in pelle rossa.
L’uomo si accomodò al tavolino, riservando per un lungo momento uno sguardo indecifrabile al colosso del David, uno dei silenziosi guardiani che difendevano il vecchio palazzo della Repubblica Fiorentina.
Ammirare quel muscoli scolpiti nel marmo con mano sapiente, così simili al vero da sembrare pronti a scattare, gli procurava ogni volta una profonda emozione.
Tutta Firenze per lui, a dire il vero, era sempre una continua fonte di sentimenti contrastanti e intensi.
Aveva dato e fatto l’impossibile per quella città bella, esigente e crudele come la più passionale delle donne e mai se ne era pentito.
Lo avrebbe rifatto, se soltanto ne avesse avuto ancora l’occasione.
Ma la vita, come la giovinezza, fuggiva sempre troppo in fretta."
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