Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

21/05/22

Carlo Maria Giovanni Vittorio Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare ma anche dalla Montagna, ovvero la questione del doppio cognome

Eravamo un grande paese.
Parlo sul serio, un tempo abbiamo dominato quasi tutto il mondo conosciuto, interi popoli tremavano a sentire il nome di Roma.
Ammetto che ci siamo adagiati un po’ troppo su questo fatto, altrimenti ora non si spiega come mai siamo un popolo composto per la maggior parte di ignoranti, approfittatori sociali (qui parlo soprattutto dei politici), buffoni e tuttologi incompetenti.
Siamo un popolo che si esalta perché da oggi in poi ai bambini sarà possibile assegnare il doppio cognome.

Ragazzi, che potente salto di qualità: il doppio cognome.
Era quello che ci voleva, in questa Italia martoriata con milioni di problemi da risolvere che non hanno niente a che fare con il doppio cognome.
Mi immagino le femministe del nuovo millennio che staranno esultando con magnum di champagne e sigari, perché ricordiamoci che le femministe di oggi se non sono la ridicola fotocopia di un maschio si sentono meno di niente.

Ebbene, io riprendo il ragionier Ugo Fantozzi e dico apertamente che questa storia del doppio cognome è una cagata pazzesca.
Si parla di uguaglianza, ma si fa confusione con l’arma a doppio taglio dell’egualitarismo il quale, volendo eliminare a livello utopistico le differenze fra gli esseri umani, finisce l’esso stesso con l’essere lo strumento più discriminante che esista.
Un po’ come con il DDl Zan. Sul serio siamo un paese civile se abbiamo bisogno di una legge che impedisce a qualcuno di pronunciare determinate parole, di assumere “atteggiamenti che potrebbero essere presi per...” e soprattutto che ricorda di non fare violenza contro qualcuno se esso è “diverso”?
Siamo civili se parliamo di questo, se consideriamo qualcuno “diverso” quando in realtà siamo tutti uguali?
No.
Ecco, qui è lo stesso.
Mi dovrei sentire più donna perché adesso un bambino può portare il cognome della madre?
No, certo che no.

La mia idea è che non c’è niente di più sbagliato che imporre per via politica o giuridica una norma alla società, specie se l’esigenza di tale norma non è mai emersa come un reale bisogno.
Qui c’è la solita superbia del legislatore che in base a un principio astratto vuole rifare da zero quella che, a parere suo, è una società distorta che abbiamo ereditato dai nostri antenati e che non abbiamo mai cercato di migliorare.
Logicamente il legislatore di turno non si sofferma nemmeno sul fatto che è una questione ridicola.
Come si firmerà un bambino di questa nuova società, una volta adulto?
Carlo Maria Giovanni Vittorio Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare ma anche dalla Montagna? (montagna, ovviamente è il cognome materno)

Allora, se proprio vogliamo essere fiscali, a livello di problemi che riguardano l’uguaglianza fra uomini e donne, io avrei puntato ad altre questioni come:

-abolire la prostituzione ovunque e per sempre
-abolire pratiche aberranti come l’infibulazione e il matrimonio delle spose bambine
-pareggiare gli stipendi fra uomini e donne, quando svolgono una stessa mansione
-fare sul serio qualcosa di concreto per fermare la piaga del femminicidio...

E ce ne sarebbero ancora da elencare, ma per il momento fermiamoci qui.
Se anche uno solo di questi problemi sarà realmente risolto, allora potremo cominciare a parlare davvero di una nuova società.
Altrimenti è la solita vecchia aria fritta.