Ogni scrittore ha il suo revisore (o i
suoi revisori, dipende dai casi).
Sembra una questione semplice, vista da
chi non è del settore, ma in realtà non lo è.
Scegliere un revisore non è affatto
facile: occorre infatti che questi sia una persona di cui fidarsi al mille per
cento, che sia giudizioso, sincero e anche severo.
Revisionare un libro è una questione
delicata.
Occorre fare i conti con lo scrittore,
il suo ego, l’ego stesso del revisore e con tutta una serie di particolari
tecnici come errori grammaticali (assolutamente da correggere), refusi (che
possono scappare, anche se sarebbe sempre meglio evitarli), “come suona la
frase”, uso dei verbi, sintassi del periodo, bilanciamento delle diverse parti
narrative, gestione dei personaggi.
Insomma ogni volta è un parto.
Eppure il revisore è lì.
Si impegna, segnala, sottolinea, corregge, propone, discute.
Imperituro, anche quando magari l’autore
vorrebbe mandarlo a quel paese.
E quando il libro vede la luce, il merito è tanto dello scrittore quanto del revisore.
Hanno sudato insieme sette camicie, ce l’hanno
fatta.
Per questo motivo volevo dire a tutti
gli autori e ai lettori di ricordarsi dell’esistenza del revisore.
Se un libro vi è piaciuto, vi ha
emozionato ed è scritto bene è anche merito suo.
Non dimenticatelo.