Dovevo tornare a settembre, ma ci sono cose su cui vale la pena scrivere e una di queste è il saggio auto pubblicato del Generale Roberto Vannacci, Il mondo al contrario.
Impossibile che qualcuno di voi non ne abbia sentito parlare, dal momento che è stato tirato su un polverone incredibile.
Ma si sa, l’Italia è il paese dei polveroni, delle mezze verità, dei muri di gomma, della gente che si impicca dopo morta, delle mani che si stringono, delle poltrone rosse che non si mollano, dei voltafaccia e degli omm’e merda (per citare Sciascia).
E così il saggio del Generale è finito dritto in mezzo al ciclone.
Il Governo si è mosso in massa, i social media e i giornali allineati sono partiti con la caccia all’uomo.
Indignazione di qui, sconcerto di là, minacce di su e condanne di giù.
Nemmeno fossimo ai tempi della Colonna Infame del Manzoni!
O forse siamo proprio a quei tempi.
Perché se si condanna qualcuno per avere espresso la propria opinione, allora sì che siamo messi male.
Il libro del Generale non è una condanna contro la fin troppo tutelata comunità LGBT, come vogliono sostenere i social media.
È una provocazione, un grido contro un sistema sbagliato.
Anzi no, contro una dittatura.
Sì perché siamo in dittatura.
A meno che non siate proprio dei minus habens, una piccola parte dei vostri cervelli dovrebbe averlo capito.
In questo paese (ma anche nel resto del mondo) non si è più liberi di esprimere il proprio pensiero. Se non si è allineati come pecore, se non si crede ciecamente nella scienzah (scritto apposta, ragazzi), nelle parabole del Governo dei falsi, nelle bugie dei social e mass media, nelle duemila crisi inventate e nelle pandeminkie, allora si diventa negazionisti e complottisti.
Due parole che sono del tutto fuori contesto ma che al pari di tante altre (fascismo, omofobia, razzismo, per esempio) ormai si usano a sproposito.
Guai a non essere d’accordo con la massa!
Che poi sembra un po’ la situazione che ho descritto nel mio romanzo di fantascienza Il Giorno del Dolore.
Sveglia, gente, non è perché non vi drogano con il Lymens significa che non siamo in dittatura.
Vi rincretiniscono in altri modi, tranquilli, siete come tante rane bollite.
Io difendo il Generale Vannacci.
Lo difendo per l’articolo 21 della Costituzione, che in Italia è stato dimenticato come tanti altri articoli.
Lo difendo perché penso che ogni persona al mondo ha il sacrosanto dovere di esprimere il suo pensiero senza che nessuno lo condanni.
Fra le svariate cose che non sopporto, e sono tante, c’è la parola obbligo.
Sarà che sono uno Scorpione con il Sole in Undicesima Casa, ma a me le frasi come “devi fare così”, “devi dire così”, “se pensi così non va bene” e via dicendo hanno il potere di farmi incazzare.
Nessuno è obbligato a fare, dire o essere un bel niente che non voglia fare, dire o essere: ciascuno deve essere libero di esprimere il proprio pensiero, senza che nessuno gli rompa i cog**oni, altrimenti siamo in dittatura.
È quello che il Generale Vannacci ha scritto nel suo libro e io lo approvo al cento per cento perché, come scriveva George Orwell: nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.