“Che ne pensi della storia del pandoro?”
Ecco come mi hanno apostrofata in farmacia, mentre ero pronta ad acquistare (con “estrema” gioia) una confezione di antibiotico.
Lì per lì ero pronta a rispondere che il pandoro, se ben ricordo, è di Verona e il suo nome deriva dall’uso non troppo parco di uova e burro che lo rendono buonissimo.
Poi mi hanno spiegato a cosa faceva riferimento la domanda.
Io vivo fuori dal mondo, lo ammetto, la maggior parte delle volte non sono a conoscenza di svariate notizie.
C’è gente che ha un orgasmo guardando i reality show, io ce l’ho se leggo un libro di Alessandro Barbero, tanto per intenderci.
In particolar modo sono fuori dal mondo se certe notizie riguardano dei minus habens.
No, scusate, forse dovevo dire degli influencer.
Per me gli influencer sono l’esempio lampante della società liquida di Bauman, del famoso quarto d’ora di celebrità profetizzato da Warhol.
Sono il peggio del peggio della feccia sociale, gente che guadagna soldi cercando di influenzare persone (pecore) incapaci di pensare con la loro testa.
Detto questo, mi è stato chiesto cosa pensavo del caso dei pandori e ho risposto che ci penseranno le autorità competenti.
E da lì un’altra domanda: ma ti sembra che una sola azione possa compromettere tutto ciò che è stato fatto prima?
Beh, qui si passa sul piano etico filosofico, a casa mia praticamente.
La risposta è sì, senza dubbio alcuno.
Io non credo che basta una buona azione per cancellarne mille sbagliate, semmai ne basta una scorretta per cancellare qualsiasi altra azione ritenuta buona.
Esempio più lampante: c’era un uomo, negli anni Settanta, che viveva negli USA, era amico di una giornalista di nome Anne Rule e lavorava come volontario in un centro antiviolenza per le donne.
Un angelo, in teoria.
Peccato che il suo nome era Ted Bundy.
Faccio un altro esempio dal momento che, come ha detto una persona che stimo molto, nel 2023 sono saltati i tappi e non si ha più voglia di tacere.
Nel 2018 io, il mio blog, la mia attività di scrittrice e ciò che ne consegue è stato bersaglio di alcune “meravigliose” persone che hanno provato a rovinarmi con minacce, sputtanamenti, illazioni inesistenti e calunnie, ma non ci sono riuscite.
Molti blogger avevano seguito queste menti perverse come i topi con il famoso pifferaio di Hamelin, provvedendo ad aumentare a comando le denigrazioni nei miei confronti.
Salvo poi che qualcuno di questi furbetti ha pensato bene di ripresentarsi su questo blog l’anno successivo il fattaccio, con scuse patetiche come “non avevo capito che si parlava di te” oppure fingendo che non fosse successo niente.
Pensate che li abbia accolti a braccia aperte?
No, li ho presi a calci nel sedere, li ho segnalati a chi di dovere e li ho bloccati.
Per me sono come morti e no, non gli auguro alcun bene ma solo una vita talmente lunga e “felice” da desiderare di lasciare questo mondo il più in fretta possibile.
Perché non perdono?
Semplice, perché non se lo meritano.
Il qui e ora determina un’intera vita.
Il gesto, l’azione, il pensiero espresso in un momento, se è lesivo, violento, scorretto, sbagliato, pesa su tutto quello che è stato fatto in passato e rende marcio ciò che si farà nel futuro in quanto sarà sempre falso.
È etica, nella più spietata delle sue forme.
Riprendendo un concetto cardine della fisica, a ogni azione corrisponde una reazione.
Se qualcuno fa del male, se si comporta come una persona vile e meschina, se (come nel caso dei pandori) gioca con i bambini malati di cancro e le loro famiglie e si tiene i soldi che doveva devolvere in beneficenza, fa schifo e la sua esistenza non vale nemmeno un foglio di carta igienica usato.
E per quanto proverà a fingersi contrito, a redimersi o, peggio, a fingersi la vittima della situazione, questo genere di individuo sappia che non servirà a niente: il tanfo delle sue azioni non se lo leverà mai di dosso.
Ecco come mi hanno apostrofata in farmacia, mentre ero pronta ad acquistare (con “estrema” gioia) una confezione di antibiotico.
Lì per lì ero pronta a rispondere che il pandoro, se ben ricordo, è di Verona e il suo nome deriva dall’uso non troppo parco di uova e burro che lo rendono buonissimo.
Poi mi hanno spiegato a cosa faceva riferimento la domanda.
Io vivo fuori dal mondo, lo ammetto, la maggior parte delle volte non sono a conoscenza di svariate notizie.
C’è gente che ha un orgasmo guardando i reality show, io ce l’ho se leggo un libro di Alessandro Barbero, tanto per intenderci.
In particolar modo sono fuori dal mondo se certe notizie riguardano dei minus habens.
No, scusate, forse dovevo dire degli influencer.
Per me gli influencer sono l’esempio lampante della società liquida di Bauman, del famoso quarto d’ora di celebrità profetizzato da Warhol.
Sono il peggio del peggio della feccia sociale, gente che guadagna soldi cercando di influenzare persone (pecore) incapaci di pensare con la loro testa.
Detto questo, mi è stato chiesto cosa pensavo del caso dei pandori e ho risposto che ci penseranno le autorità competenti.
E da lì un’altra domanda: ma ti sembra che una sola azione possa compromettere tutto ciò che è stato fatto prima?
Beh, qui si passa sul piano etico filosofico, a casa mia praticamente.
La risposta è sì, senza dubbio alcuno.
Io non credo che basta una buona azione per cancellarne mille sbagliate, semmai ne basta una scorretta per cancellare qualsiasi altra azione ritenuta buona.
Esempio più lampante: c’era un uomo, negli anni Settanta, che viveva negli USA, era amico di una giornalista di nome Anne Rule e lavorava come volontario in un centro antiviolenza per le donne.
Un angelo, in teoria.
Peccato che il suo nome era Ted Bundy.
Faccio un altro esempio dal momento che, come ha detto una persona che stimo molto, nel 2023 sono saltati i tappi e non si ha più voglia di tacere.
Nel 2018 io, il mio blog, la mia attività di scrittrice e ciò che ne consegue è stato bersaglio di alcune “meravigliose” persone che hanno provato a rovinarmi con minacce, sputtanamenti, illazioni inesistenti e calunnie, ma non ci sono riuscite.
Molti blogger avevano seguito queste menti perverse come i topi con il famoso pifferaio di Hamelin, provvedendo ad aumentare a comando le denigrazioni nei miei confronti.
Salvo poi che qualcuno di questi furbetti ha pensato bene di ripresentarsi su questo blog l’anno successivo il fattaccio, con scuse patetiche come “non avevo capito che si parlava di te” oppure fingendo che non fosse successo niente.
Pensate che li abbia accolti a braccia aperte?
No, li ho presi a calci nel sedere, li ho segnalati a chi di dovere e li ho bloccati.
Per me sono come morti e no, non gli auguro alcun bene ma solo una vita talmente lunga e “felice” da desiderare di lasciare questo mondo il più in fretta possibile.
Perché non perdono?
Semplice, perché non se lo meritano.
Il qui e ora determina un’intera vita.
Il gesto, l’azione, il pensiero espresso in un momento, se è lesivo, violento, scorretto, sbagliato, pesa su tutto quello che è stato fatto in passato e rende marcio ciò che si farà nel futuro in quanto sarà sempre falso.
È etica, nella più spietata delle sue forme.
Riprendendo un concetto cardine della fisica, a ogni azione corrisponde una reazione.
Se qualcuno fa del male, se si comporta come una persona vile e meschina, se (come nel caso dei pandori) gioca con i bambini malati di cancro e le loro famiglie e si tiene i soldi che doveva devolvere in beneficenza, fa schifo e la sua esistenza non vale nemmeno un foglio di carta igienica usato.
E per quanto proverà a fingersi contrito, a redimersi o, peggio, a fingersi la vittima della situazione, questo genere di individuo sappia che non servirà a niente: il tanfo delle sue azioni non se lo leverà mai di dosso.