Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

27/06/18

Del perché non venderò mai un libro gratis

Mi sono spesso sentita domandare perché non metto in vendita i miei libri gratis o perché non regalo sul blog uno o due capitoli dei miei libri come “assaggio” prima della pubblicazione.
Inizio da un concetto semplicissimo.
Scrivere è un lavoro, anche se in questo paese di politici ignoranti (non solo i politici, purtroppo), non viene riconosciuto come tale.
È un lavoro come può esserlo fare l’insegnante, l’avvocato, l’idraulico, il vigile del fuoco...
Un lavoro.

Avete idea della fatica che si fa per stendere un capitolo?
Un capitolo è una costruzione dove uno o più personaggi si inseriscono in una o più situazioni, dove la storia procede e dove devono crearsi le basi per il capitolo seguente e gli agganci con quelli passati.
È come una fetta di pizza: deve stare bene da sola ma anche con tutte le altre fette.
Tecnicamente un capitolo deve aggirarsi almeno sulle duemila parole, di più sono sempre gradite, e poi ci sono altre cose che però annoierebbero il lettore e su cui non mi dilungo.
Pensate solo a cosa vuol dire “almeno duemila parole”.
Costa fatica, anche se non sembra, quindi regalarle è un dispiacere.
Un estratto è meglio, in primis perché più breve e poi perché accende lo stesso la curiosità dei lettori.

E ora la spinosissima questione, il libro gratis.
Pirateria a parte, che è un furto (e poi semmai se non riuscite a comprare un libro cartaceo adesso ci sono gli ebook che sono accessibili a tutti), perché mai uno scrittore dovrebbe regalare un intero libro?
Un racconto ci può stare, previa voglia dello scrittore di regalarlo ai lettori.
Ma un libro no.
Al che direte: cosa mai ti costa regalare un libro?
Allora io rispondo: andate da un professionista qualsiasi e chiedetegli qualcosa gratis.
Chiedete a un idraulico di sistemarvi gratis tutte le tubature, a un avvocato di assistervi gratis, a un architetto di costruirvi gratis la casa.
Vi dirà di no (forse vi dirà pure di peggio) e avrà ragione perché quello è il suo lavoro, la sua fatica, il suo tempo.
Poi rigirate la domanda su di voi: vi piacerebbe lavorare gratis?
No.
E con lo scrittore (l’artista in generale, potremmo dire) perché dovrebbe essere diverso?
Solo perché il lavoro è concettuale e non solo manuale?
Troppo comodo.

Facciamo così: da una parte i libri vanno venduti a un prezzo equo (io lo faccio già, anche perché mi sembra un furto vendere un epub da 50 pagine a 10 euro e un cartaceo medio di 200/250 pagine a 30 euro, giusto per fare un esempio) e dall’altra i lettori che vogliono leggere i libri devono comprarli, non pretendere che gli vengano regalati.
Perché è triste a dirsi, cari lettori, ma anche gli scrittori non vivono di sole parole!