Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

18/07/18

Lo sport preferito del web è...

Lo sport preferito del web è...
Verrebbe da dire il porno, in tutte le sue discutibili e perverse forme, invece no.
Lo sport preferito del web è il reato d’odio, un fenomeno che esisteva già prima ancora dell’avvento di Internet ma che adesso è diventato virale.

Il reato d’odio è perpetrato dagli haters, i nuovi bulli 3.0 che sono più meschini e vigliacchi di quelli off line che se non altro ci mettono la faccia e si “prendono la briga” di “bullizzare il prossimo” senza nascondersi dietro un nickname, senza schermarsi dietro una reciproca virtuale assenza data dal fatto che questi haters non conoscono fisicamente la persona che insultano.
Chi sono gli haters?
Si tratta di uomini e donne di ogni estrazione sociale e con i lavori più disparati che formano un popolo web che agisce sotto la punta dell’iceberg e che stanno trasformando internet, i blog, le chat e i social network in un luogo di odio più che un posto di condivisione e libero scambio di idee. 

L'universo degli haters, dei troll, delle shitstorm e del cyberbullismo cresce in maniera esponenziale utilizzando il concetto di gregge nella sua più infima accezione. 
Quello che, secondo molti osservatori, sfugge all'hater medio è che dietro il profilo insultato ci sia un essere umano in carne e ossa, una persona con una vita vera, una famiglia vera, amici veri e una dignità.
La tastiera e i social tolgono umanità agli esseri umani e sputare le proprie sentenze vigliacche e gratuite è quanto mai facile.
È come tirare la pietra e nascondere la mano, fingersi bravi padri di famiglia e professionisti impeccabili per poi trasformarsi in seminatori di cattiveria online.
Pietanza favorita che consuma il bulimico hater è la bufala. Condividere bufale farcite di qualunquismo e luogo comune attiva il meccanismo dell'odio generalizzato verso le categorie deboli oggetto dell'insulto dell'hater.

È facile diventare un hater?
Certo, purtroppo.
Basta per esempio (come è accaduto recentemente in un blog abbastanza noto) scrivere un post pieno di allusioni senza fare nomi, istigando alcuni utenti a infastidire la persona preaa di mira, farcire con bufale e luoghi comuni e il gioco è fatto.

La cosa più disgustosa di tutto questo macabro gioco è che gli haters se la ridono, sicuri del loro anonimato imperituro, e si “dimenticano involontariamente” che le persone al centro dei loro attacchi hanno una vita al di fuori della rete, hanno una reputazione e una dignità.
Perché lo fanno?
Non ne ho idea, si vede che la loro vita è così gretta e vuota che riescono a trovare soddisfazione soltanto sfogando la loro frustrazione contro persone ignote.
Con una tastiera e uno schermo che li proteggono si sentono re, ma magari presi faccia a faccia sono talmente ridicoli da sfiorare il patetico.

E mentre si dibatte sul fatto se sia meglio un’educazione 2.0 di internet e netiquette o se sia il caso di inasprire le pene per questi personaggi, io dico che la cosa migliore è ignorare questi haters e andare avanti per la propria strada.
Perché non c’è niente di meglio che sbattere in faccia a chi ti detesta la tua felicità, l’unica cosa che costui non potrà mai avere!