Questo è un post da scrittrice.
Potrebbe essere anche un post da lettrice, ma in questo caso lascio
parlare la scrittrice che è in me.
Qualcuno di voi che legge e basta mi spieghi cos’è questa fobia da
lunghezza del libro.
Giuro, è una vera e propria sindrome che colpisce a macchia d’olio
tantissime persone che si autodefiniscono lettori appassionati.
Funziona così:
-se un libro è sotto le 100 pagine viene spesso deriso e chiamato “raccontino”.
Salvo che se poi tale libro è magari “Il piccolo principe” o un’altra opera “nota”
allora è un romanzo.
Risultato: non si legge il tal libro perché libro non è.
-se è sopra le 100 ma sotto le 250 pagine allora è considerato
leggibile (poi qui entra in scena la selezione di genere, il fatto se sia un
libro “di nota casa editrice e noto autore” o meno, ma questa è un’altra storia.)
-se è sopra le 250 pagine viene considerato un tomazzo di incredibili
dimensioni di per sé illeggibile a meno che non ci sia una specie di congiunzione
astrale favorevole alla lettura.
Passi che c’è ancora chi giudica il libro dalla copertina e pure dal
titolo trascurando totalmente la sinossi, ma siamo ancora fermi al cliché della
lunghezza?
Davvero conta il numero delle pagine e non il contenuto?
Va bene, non è che nell’epoca di twitter dove con meno di 300 caratteri
si pensa di poter comunicare ci si debba aspettare chissà quale portento nella
lettura, però...
Però, ammettiamolo, quella delle pagine è per caso l’ennesima scusa per
non leggere?
Può darsi, tanto l’Italia patria di fulgide menti ultimamente è
diventata madre di milioni di pigri ignoranti...
[Postilla di sabato 19 gennaio: ringrazio di cuore la mia nuova amica e bookblogger Emili del blog L per libro che ha gentilmente presentato e segnalato i miei libri!
Fatele visita!]