Ah, a volte ritornano.
Le belle cavolate, quelle che ti riempiono la giornata.
La mia cavolata di oggi, quella piovuta via mail, riguarda i corsi di
scrittura creativa.
Non ho nulla contro i corsi di scrittura creativa, né contro chi decide
di parteciparvi.
Pensate che anche io, una volta, l’ho fatto.
Niente di che, due incontri e via.
Ho gettato sedici ore della mia vita nel cesso, ma fa niente.
No, fa tanto, ma dico che fa niente perché se ci penso mi arrabbio ancora.
Sedici ore di niente.
Un ripassino rapido di grammatica (ripassino? Se sei uno scrittore la grammatica è il tuo Dio, devi venerarla ogni santa riga che stendi giù), scrivi due pagine su te stesso (quanto non mi piace scrivere su di me, mi stimola quanto ricevere una martellata negli stinchi. Se vorrò farlo, un giorno, lo farò perché lo sentirò davvero ma non perché sono obbligata a farlo), scegli la frase di un libro che ti rappresenta (e ci risiamo!), scrivi un racconto libero di 500 parole (che ci fai con 500 parole, quando minimo un capitolo ne deve misurare fra le 2000 e le 4000?).
Fine.
Così alla fine ho scoperto che in realtà i corsi di scrittura non
servono a niente.
Perché?
Perché fare lo scrittore è un lavoro che si impara tutti i giorni: non
sai come hai iniziato ma sai che ogni giorno prenderai un quaderno, ti metterai
alla tastiera e scriverai.
Così ogni giorno migliorerai, perché se c’è la sostanza e si possiede
la tecnica si può solo migliorare.
Io, personalmente, le ossa ho iniziato a farmele da ragazzina scrivendo
racconti, sbagliando, creando progetti che non vedranno mai la luce (meglio per me e voi perché erano davvero brutti), scrivendo, leggendo
e scrivendo ancora.
Ed è un lavoro tuttora in corso.
Insomma, come diceva Rainer Maria Rilke (se per caso non conoscete i suoi
libri, vi basta vedere il film “Sister Act 2” per saperne qualcosa): non chiedere a nessuno se sei o no uno
scrittore. Se quando ti alzi la mattina la prima cosa a cui pensi è scrivere,
allora tu sei uno scrittore.
E sempre restando in tema di scrittura, vi presento un libro molto interessante.
Si intitola "Cinquantatré vedute del Giappone" ed è una raccolta di racconti che hanno per tema visioni, ricordi, sogni e narrazioni sul paese del Sol levante.
Fra questi c'è anche un racconto, scritto dalla mia amica Ilaria Vecchietti, che ha partecipato come gli altri autori al concorso "Racconta il Giappone" legato al libro.
Buona lettura!
E sempre restando in tema di scrittura, vi presento un libro molto interessante.
Si intitola "Cinquantatré vedute del Giappone" ed è una raccolta di racconti che hanno per tema visioni, ricordi, sogni e narrazioni sul paese del Sol levante.
Fra questi c'è anche un racconto, scritto dalla mia amica Ilaria Vecchietti, che ha partecipato come gli altri autori al concorso "Racconta il Giappone" legato al libro.
Buona lettura!