Tutto inizia con questo screenshot che una mia amica mi ha spedito sul cellulare.
Ho coperto il nome di chi ha postato l’immagine perché non è la persona che conta, il mio vuole essere un post dal taglio incentrato sul problema che è quello della comprensione.
Ho coperto il nome di chi ha postato l’immagine perché non è la persona che conta, il mio vuole essere un post dal taglio incentrato sul problema che è quello della comprensione.
L’immagine, come vedete tutti, recita “sono pronta per la morte di Antinoo”.
Il libro fotografato sotto è il mio romanzo “Nel tuo nome” (già che ci sono ne approfitto e lo pubblicizzo un po’: cliccate qua se volete saperne di più).
Di cosa parla il mio romanzo?
Basta leggere la sinossi, in particolare questo paragrafo:
“Fra le pagine del suo nuovo romanzo Francesca A. Vanni costruisce una storia dentro la Storia, immaginando “cosa sarebbe successo se...” in un avvincente susseguirsi di eventi che terranno il lettore con il fiato sospeso.”
Cosa sarebbe successo se: ecco qui le parole chiave.
Sono parole che spianano la via a un solo genere letterario: quello dell’ucronia, ovvero rivedere la storia sotto un’altra luce, partendo da un determinato evento storico.
Non mi dilungo sulla nascita del genere e la sua divulgazione, anche perché ne ho parlato pure nella prefazione del romanzo, ma voglio solo ricordare che il primo romanzo ucronico moderno è “Fatherland” di Robert Harris.
Ora, alla luce della sinossi e della prefazione, mi spiegate come si fa a scrivere “sono pronta per la morte di Antinoo”?
È chiaro che Antinoo non muore.
Come si fa a non capirlo?
Ci risiamo, mi trovo di fronte a un altro caso di analfabetismo funzionale come accade ogni giorno a tantissimi autori!
La frotta di coloro che leggono ma non capiscono è in costante aumento e anche di quelli che pensano che cose come la sinossi, la prefazione, la guida ai personaggi e ai luoghi, l’appendice, la postfazione e i ringraziamenti siano inutili orpelli all’opera e si possono saltare a piè pari.
Non ho parole.
Il libro fotografato sotto è il mio romanzo “Nel tuo nome” (già che ci sono ne approfitto e lo pubblicizzo un po’: cliccate qua se volete saperne di più).
Di cosa parla il mio romanzo?
Basta leggere la sinossi, in particolare questo paragrafo:
“Fra le pagine del suo nuovo romanzo Francesca A. Vanni costruisce una storia dentro la Storia, immaginando “cosa sarebbe successo se...” in un avvincente susseguirsi di eventi che terranno il lettore con il fiato sospeso.”
Cosa sarebbe successo se: ecco qui le parole chiave.
Sono parole che spianano la via a un solo genere letterario: quello dell’ucronia, ovvero rivedere la storia sotto un’altra luce, partendo da un determinato evento storico.
Non mi dilungo sulla nascita del genere e la sua divulgazione, anche perché ne ho parlato pure nella prefazione del romanzo, ma voglio solo ricordare che il primo romanzo ucronico moderno è “Fatherland” di Robert Harris.
Ora, alla luce della sinossi e della prefazione, mi spiegate come si fa a scrivere “sono pronta per la morte di Antinoo”?
È chiaro che Antinoo non muore.
Come si fa a non capirlo?
Ci risiamo, mi trovo di fronte a un altro caso di analfabetismo funzionale come accade ogni giorno a tantissimi autori!
La frotta di coloro che leggono ma non capiscono è in costante aumento e anche di quelli che pensano che cose come la sinossi, la prefazione, la guida ai personaggi e ai luoghi, l’appendice, la postfazione e i ringraziamenti siano inutili orpelli all’opera e si possono saltare a piè pari.
Non ho parole.