Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

07/05/24

Intervista a una scrittrice self

Buongiorno a tutti!
Oggi condivido con voi un’intervista che mi è stata proposta sul forum della mia casa editrice.
Niente di impegnativo, ma penso che sia molto interessante condividerla per avere le idee un po’ più chiare sul mondo del self publishing.
Buona lettura.

Per te che cosa significa essere uno scrittore che si autopubblica?
Significa impegnarsi in un lavoro che è pari a quello che uno scrittore fa quando si affida a una casa editrice, sia essa a pagamento oppure no.
Occorrono dedizione, progettualità, capacità imprenditoriali, appoggiarsi a uno staff di aiutanti se necessario, pazienza e umiltà.

Come hai scoperto e ti sei avvicinata al self-publishing?
L’ho scoperto perché volevo gestire il mio lavoro in modo indipendente e chiaro nell’ambito della remunerazione.
Attraverso Kobo Writing Life ho trovato questo e molto altro.

Quali sono, a tuo parere, i miti da sfatare attorno al self-publishing?
Il primo è che sia una forma di editoria inferiore alle case editrici a pagamento.
Non è assolutamente vero. Si muovono attraverso fasi di elaborazione diverse ma alla fine il risultato è lo stesso: si giunge alla pubblicazione di un libro.
Il secondo mito da sfatare è che i libri pubblicati in self non sono sottoposti alla revisione: ogni piattaforma self mette a disposizione (ovviamente a pagamento) uno staff di revisione, grafica e correzione di bozze. Lo scrittore self, inoltre, può anche affidarsi a queste figure in modo indipendente.
L’ultimo mito da sfatare è che un libro, per essere buono, deve essere pubblicato da una casa editrice con un nome altisonante.
Se un libro è scritto bene, piace a prescindere dal suo editore.

Pensi che sia necessario leggere e frequentare dei corsi di scrittura creativa per scrivere bene?
Leggere sì.
Frequentare un corso di scrittura creativa no.
O sai scrivere o cambi mestiere.

Che rapporto hai con la scrittura e come è cambiato nel tempo? Hai una routine?
Il mio rapporto con la scrittura è in continua evoluzione, i temi che tratto cambiano con l’età e con quello che scopro di me.
Se ho una routine di scrittura?
Certo, ma mica ve la spiego!

Sei d'accordo quando si dice che per essere un bravo scrittore bisogna avere subito un trauma?
Parlando a livello personale, direi proprio di sì, ma è un discorso che vale per qualsiasi artista.
Citando Stephen King, ritengo che ha perfettamente ragione quando dice che se hai avuto un'infanzia felice, non hai niente da scrivere.

C’è qualcosa, secondo te, che distingue gli autori e le autrici in self da quelli “tradizionali”?
No.
Come dicevo sopra, il lavoro e l’impegno sono medesimi.

Quanto sono importanti, secondo te, i servizi editoriali: copertina, correzione di bozze, editing? Come gestisci queste fasi per i suoi titoli?
Sono importanti tanto quanto lo scrivere.
Diciamo che scrivere il libro è la fase più facile, poi occorre rimboccarsi le maniche e impegnarsi nelle altri fasi.
La più difficile, logicamente, è la revisione: si deve essere umili, accettare i consigli, correggere gli errori e impegnarsi per rendere al meglio il lavoro fatto.
Poi si passa all’impaginazione, alla copertina e all’editing.
E quindi via con la pubblicità su blog, siti, social e passaparola perché un libro non si vende stando seduti sugli allori.

Continuerai a scrivere?
E chi ha mai smesso!
Ho semplicemente cambiato nome, tutto qui. Volete sapere qual è?
Non ve lo dico, così a certi furbetti non viene più in mente di fare campagne di odio contro di me.
Che quegli sfigati se ne stiano seduti dietro i loro schermi a guardare il nulla delle loro esistenze.

*****

Post scriptum: di recente è deceduto un mio caro amico blogger. Ho trovato altamente squallido che certa gente, che in passato lo aveva denigrato e gli aveva lanciato contro parole colme di odio, si siano precipitati a scrivere condoglianze smielate. L'ipocrisia del mondo contemporaneo.



10 commenti:

decliviodomani ha detto...

Interessante l'intervista e concordo su tutto ciò che hai detto. Bisogna sapersi gestire a vari livelli quando pubblichi i tuoi libri ed è importante se lo fai con una casa editrice oppure da sola per conto tuo.

Condivido anche quando dici: "O sai scrivere o cambi mestiere", senza dubbio vero.
Non so a chi ti riferivi nel P.S. ma mi associo alle tue parole

Congratulazioni, un salutone
e alla prossimamente

Anonimo ha detto...

Bella questa intervista, se ricordo bene anche Hemingway disse qualcosa di simile sul fatto che ci vuole un trauma per riuscire a diventare un vero scrittore.
Anche io sono del parere che un libro non dipende dalla casa editrice ma da come è scritto.

Per quanto riguarda quel tuo amico blogger, so chi è ho visto bene le facce di tolla che hanno commentato, specie quello con la faccina da cartone animato.
Non si è smentito, è sempre un pezzo di...

Ciao!
Gianni di Twitter

Francesca A. Vanni ha detto...

@Decliviodomani
Ciao!
Sai qual è secondo me l'errore che fanno molti? Pensare che il self non è professionale: non è vero, infatti dà tutti i servizi di una casa editrice "normale", poi sei tu che scegli o meno se usarli.
Io ho il mio staff privato, con il quale mi trovo benissimo.

Le persone cui mi riferivo sono alcuni tizi che anni fa litigarono con Gus, poiché mi aveva difeso proprio per un attacco da parte loro dove me ne avevano dette di tutti i colori solo perché non avevo voluto condividere la mia vita off line con loro.
È stata una brutta storia e Gus era stato preso di mira in modo pure pesante, ma ora quegli ipocriti sono lì a fare i pietosi.
Non faccio nomi perché non si meritano alcuna importanza.
Mi schifano.

Ti abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Gianni
Sì, anche Hemingway parlava dei traumi ma non solo lui, anche Ginzberg e altri.

Per il resto, hai ragione in toto. Sempre uguale, certa gente.

Ti abbraccio.

Giovanni ha detto...

Da persona ignorante penso che un buon editore(al di la della notorietà) aggrazia il libro per renderlo molto più aggraziato al pubblico.
Ma penso che tutto questo dipende anche dal tipo di libro che andrebbe pubblicato.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Giovanni
Anche gli autori self sono buoni editori, così come alcune case editrici famose fanno pena.
Mi viene in mente la Salani che se anni fa pubblicava autori come Michael Ende, di recente per compiacere l'ignorante pubblico pagante ha pubblicato "Fabbricante di lacrime" di Erin Doom che è la morte della scrittura e della grammatica.
Ti abbraccio.

Lucrezia Ruggeri ha detto...

Quello che molti fingono di non capire è che ormai tutto si equivale: non è che una CE con un nome altisonante è garanzia di ottimi libri, c'è del bello e del brutto ovunque.
È come la storia del profumo della carta: certa gente fa tanto l'ecogreen, poi però vuole i libri di carta!

Bella la frase di King, non la sapevo.
In effetti, a pensarci, è anche vera.

Baci

Olivia Hessen ha detto...

Ma che bello, spero che Kobo scelga anche me al prossimo giro delle sue interviste!
Ma sì, ormai case editrici e self (che è comunque editoria) si equiparano e sono i prodotti a fare differenza.
Poi, per carità, ci sono sempre i nazi grammar imbecilli che non sono autori, non lavorano nel campo editoriale, ma pensano di saperne più di chi vi sta dentro e scrivono solo ca**ate...
Ma questa è una storia ignorante, che va lasciata perdere.
Baci!

Francesca A. Vanni ha detto...

@Lucrezia Ruggeri
Molte persone pensano di essere sapientoni ma in realtà sono solo sciocchi, senza esperienza settoriale.
Un po' così, fra l'altro, in tutte le maglie del paese e non c'è da stupirsi se l'Italia va a rotoli.
Ti abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Olivia Hessen
Ah, nazi grammar, era una vita che non sentivo questo termine farlocco come chi se ne fregia!
Spero tu possa essere scelta per il prossimo giro di interviste.
Ti abbraccio.