Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

02/06/24

Ecco com'è che va il mondo

Accadde che in un teatro scoppiò un incendio.
Non era visibile, poiché era nato dietro le quinte.
Un pagliaccio uscì sul palcoscenico per avvertire il pubblico. 
 Gli spettatori pensarono che fosse uno scherzo e applaudirono divertiti.
Il pagliaccio ripeté l’annuncio, terrorizzato.
I presenti risposero con risa ancor più scroscianti.
E il teatro andò a fuoco.

Così scriveva il filosofo Soren Kierkegaard.

Vi sembra una storia troppo tragica o inverosimile?
Ve ne racconto una io, così potrete dare una vostra opinione.
Un giorno, in un laboratorio come tanti, venne creato un virus influenzale del tutto nuovo.
Venne sparso nel mondo, tramite l’acqua e l’aria, e si parlò subito di una pandemia.
Si imposero regole disumane, poi apparve uno strano siero, un siero genico sperimentale che però i “nobili” chiamarono vaccino per andare incontro all’ignorante popolo che non comprendeva parole troppo forbite.

Alcuni pagliacci dissero di non cedere alle pressioni dei governi, di non farsi iniettare quello strano siero, di fare attenzione alle bugie che venivano raccontate ogni giorno.
Ma questi pagliacci non furono creduti.
Vennero messi alla gogna, insultati, minacciati in ogni dove.
E il vaccino prese piede.

Poi il tempo passò, le stagioni si diedero il cambio e i vaccinati iniziarono a morire.
All’inizio ne caddero pochi, come foglie al vento, e i “nobili” dissero che erano casualità, erano malori senza importanza, non c’era correlazione col vaccino.
Poi le morti aumentarono e con esse anche casi in cui i vaccinati sopravvivevano, ma menomati e con malattie incurabili.

I pagliacci dissero che era tutta colpa del falso vaccino e ancora una volta furono derisi.
E furono anche incolpati di non essersi iniettati quel siero genico sperimentale.

I pagliacci non risposero agli insulti.
Continuarono a vivere e a pensare con la loro testa, mentre il grande teatro dei vaccinati andava a fuoco con loro dentro.
E poi toccò al teatro dei guerrafondai, degli allarmisti climatici, dei vari estremisti, dei fondamentalisti...
Un teatro dopo l'altro, caddero tutti.

Per finire questa storia, mi sento di citare sempre Kierkegaard: “è così, immagino, che il mondo finirà distrutto: tra l’ilarità generale dei buontemponi, convinti che sia tutto un gioco.”

Ps: ci rivediamo a settembre.