Cosa rende un libro un buon
libro?
Tante cose, sia professionali che squisitamente solo narrative, ma oggi
vorrei soffermarmi su una in particolare: il motore di un libro deve essere
sempre acceso dal male.
Il male in svariate forme: antagonisti ben concepiti, una sventura inaspettata,
una guerra, un omicidio, una catastrofe...
Tutto va bene fin quando si parla di libri, ma nella realtà le cose
dovrebbero andare diversamente.
Il male non dovrebbe imperare, come invece succede.
Nel nostro quotidiano troviamo il male in tante forme, da quelle più
eclatanti e note a quelle più infime e subdole di cui spesso non ci accorgiamo
fino a quando non è troppo tardi.
Come mai c’è tutto questo male?
Penso che la soluzione si trovi in questa semplice frase: il male non
prolifica senza seguaci.
E chi sono questi seguaci?
Personalmente penso siano due tipi di persone: coloro che fanno il male
per il male e coloro che restano indifferenti davanti ad esso, e mentono pur di
non restare coinvolti in qualcosa “di scomodo”, pur di non schierarsi contro
chi compie il male in una sorta di “mi salvo il lato B, così sono felice e
contento”.
Perché a mentire, a fare gli ipocriti e i ruffiani, pensano sempre
(erroneamente) di guadagnarci in tanti: questo vale sia nella vita virtuale,
quanto in quella reale.
Come disse Enzo Bianchi, il priore della comunità di Bose, durante un’intervista
tenuta dal grande giornalista Enzo Biagi:
“Siamo una società bugiarda.
Negli ultimi 20 anni c’è stata una crescita generalizzata: si dice una cosa e
se ne pensa un’altra, si mente allo Stato nella dichiarazione dei redditi, si
rilascia falsa testimonianza in tribunale. È il male dominante la menzogna fino
alla calunnia.”.