Lo scrittore è il perfetto menzognero: scrive bugie e riesce a farti credere che siano vere.

11/05/23

All inclusive? Io mi estraneo (vomitando con Dreyfuss)

All inclusive.
Tutto incluso.
È un termine che non mi è mai piaciuto, sa di pacchetti truffa dove la fregatura è dietro l’angolo.
Ma, si sa, siamo nell’epoca della deficienza demagogica, delle false crisi, dell’eco senza cervello, del dover essere buoni da fare schifo a tutti i costi (quando poi chi appoggia questa ideologia fa schifo e basta).
L’epoca dell’all inclusive, appunto, e il cinema non poteva essere da meno.

Così, dopo le ultime pubblicazioni libresche e in attesa delle altre uscite, ho deciso di scrivere un altro post “sociale” per così dire.
Il tema è il cinema e la nuova politica all inclusive.
Perché dal prossimo anno, rullo di tamburi ignoranti, il regolamento degli Academy impone una quota di minorati... no, di minoranze... insomma di “diversi” affinché un film possa essere ammesso alla corsa per gli Oscar.

Personalmente me ne strafotto degli Oscar, come di un’altra miriade di cose incluso Sanremo, il calcio, i reality, il Giro dell’Ucraina (era d’Italia, per caso?), le recensioni dei libri (ops, è scappato...), la questione è un’altra.
Perché qualcuno deve imporre alcuni “tipi” di persone per dichiarare un prodotto appetibile?
Facciamo un recente esempio: fra poco uscirà al cinema il live action de La Sirenetta e Ariel è africana.
Il razzismo è dietro l’angolo, anzi mi aspetto già qualche commento isterico con tanto di forconi, ma non c’entra niente.
Se Ariel appartiene alla tradizione danese, per quanto non venga mai descritta da Andersen, che senso ha farla di colore? Fra l’altro, se ricordo bene, dopo Lawrence Olivier non è stato più permesso il blackface, però va bene colorare di nero un personaggio da candeggina.
Allora se Mu Lan fosse stata svedese andava bene? No, certo che no, avremmo avuto orde di cinesi con gli zebedei girati.
E se al posto de La Bella e la Bestia ci fossero stati Il Bello e il Bestio (ma sì, giriamo tutto al maschile) la storia sarebbe stata più bella?
Ma serve sul serio un 30% di individui ritenuti diversi (da chi?) per rendere un’opera d’arte qualcosa di importante?

Trovo allucinante che si debbano imporre quote rosa, persone lgbtxyzalfaomega, disabili (e dire che un tempo ci chiamavano handicappati e non è mai morto nessuno), gente di qualsiasi etnia non caucasica per una politica di assurda accettazione.
Ma accettazione di chi, di cosa?
Non c’è da accettare niente.
Siamo tutti diversi, tutti uguali, tutti unici.
Se iniziamo a parlare di accettarci, non abbiamo capito niente.

E per finire, mi trovo d’accordo con Richard Dreyfuss che dice senza tanti problemi:
“Mi fanno letteralmente vomitare. Questa è una forma d'arte, se sono un artista, nessuno dovrebbe dirmi che la mia arte deva cedere il passo all'idea più recente e attuale di cosa sia la moralità. 
Cosa stiamo rischiando? Stiamo davvero rischiando di ferire i sentimenti delle persone? 
Non puoi legiferare su questo.”
(fonte: everyeye)



18 commenti:

Gus O. ha detto...

Tutto ciò che lo Stato non considera reato deve essere rispettato.
Abbraccio.

Giovanni ha detto...

Credo che buona parte di persone non abbiano molta creatività .....dunque propinano di tutto e di più di quello che elenchi. Dunque ci si nascobnde dietro delle verità che ci sono sempre state ........ solo che oggi vengono esaltate nel nome di una bontà che non esiste .........

Di più non riesco a dirti.

Mondo in Frantumi ha detto...

La questione della "diversity" nei media è molto discussa.

Secondo me esiste una tendenza "sana", costituita da persone che chiedono, creano o apprezzano opere in cui possono vedere personaggi in cui riconoscersi, che hanno vissuto le loro stesse esperienze, o che magari sfidano gli stereotipi legati alle categorie in cui sono inseriti dalla società (ad esempio il ragazzo asiatico bravo in Matematica, l'uomo gay ossessionato dalla moda, eccetera).

Ma come sempre succede in questi casi, a queste idee legittime a volte vengono incontro offerte da parte di gente più interessata a fare incassi, a guadagnare notorietà e magari a saldare conti con colleghi o rivali meno "impegnati", e questo avvelena la discussione.

A presto :)

Iuri Vit ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con te. Si è superato il senso del ridicolo.

Lucrezia Ruggeri ha detto...

Giò il titolo di questo post mi ha fatto morire dal ridere, troppo bello!
Hai ragione, anche io non comprendo questa inclusività forzata, non fa altro che aumentare quel senso di differenza che invece andrebbe appianato perché è visto in senso negativo.
E poi ogni artista, regista, scrittore o musicista dovrebbe essere libero di esprimersi come vuole: frenare la creatività è una forma di dittatura.
Baci.

Olivia Hessen ha detto...

Applaudo alla tua frase: siamo tutti unici e diversi.
Io sono sposata con una donna, abbiamo adottato bimbi grandi (non neonati, bada bene) e siamo perfettamente inserite nella società: non ci consideriamo diverse, non facciamo sfoggio di nulla.
Nessun pride, nessuna ca**ata: si lavora, si crescono i bambini, si vive come tutti.
Questa società dove tutto deve andare bene per forza, dove si deve mettere in mostra per avere pollici in alto sta diventando pericolosa.
Baci

Francesca A. Vanni ha detto...

@Gus O.
Il nostro Stato vuole rendere la pedofilia un orientamento sessuale, direi che ci sono da rivedere decine di cose.
E poi qui si stava parlando di cinema.
Ti abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@????
Hai ragione, ci si nasconde dietro una bontà che è solo ipocrita.
Ti abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Mondo in frantumi
Da scrittrice ti dico che la diversità non esiste neanche: ti serve il personaggio gay? Lo crei e basta? Ti serve disabile? Lo metti e basta.
Ma se non serve, se alla storia non è utile, è solo porcata sociale ipocrita pro finta accettazione a scopo di lucro, come hai detto tu.
Ti abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Iuri Vit
Infatti, non so nemmeno dare una definizione a questo schifo.
Ti abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Lucrezia Ruggeri
Manipolare la creatività è la più grande forma di dittatura intelettuale e noi ci siamo dentro in pieno.
Ti abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Olivia Hessen
Grazie per il tuo commento, è davvero prezioso.
Ti abbraccio

Nata Complicata ha detto...

Il fatto che le Academy e i relativi governi che appoggiano questa politica, compreso il nostro, parlino di minoranze e diversità accettare è un male perché hanno già dimostrato in partenza.
Un prodotto, in ogni caso, non vende se ha dentro "una minoranza": vende se ha un contenuto, un significato, se è originale.
E, Gus O. scusa, non è che tutto che il governo dice e fa significa che sia giusto: magari iniziamo a discernere un po' le cose.
Tornando poi alle suddette minoranze, se un regista fa un film sui vichinghi io non mi aspetto Kunta Kinte con le catene, è chiaro? Il vichingo deve essere alto, biondo, occhi azzurri.
Se voglio fare un film ai tempi dello zio Tom, sicuramente non ci metto un vichingo.
Se un supereroe è uomo, non lo faccio donna per esaltare le minoranze femminili.
Se voglio fare un film sulle Suffragette non ci metto il transgender, cosa c'entra?
Per la miseria, allora io voglio la bellissima storia di Kirikù fatta da attori esclusivamente bianchi, altrimenti che noi diventiamo una minoranza!
Mi dispiace ma sono d'accordo con te, questa politica fa schifo: prendi Pinocchio, da quando in qua la Fata Turchina è di colore?
Sono tutti finti buonisti, hanno tutti paura di chissà che cosa.
Ha ragione Dreyfuss, piantiamola con questa storia e lasciamo gli artisti liberi di creare in santa pace.
Ciao.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Bianca
Giusto, i governi sono i primi a discriminare in partenza.
Il fatto che poi ci siano di mezzo i guadagni rende ancora tutto più terribile, rovina l'arte in sé.
Una volta un tizio è venuto a dirmi che se non mettevo scense di sesso spinte nei miei libri, non avrei venduto.
Non ho ceduto. Non guadagno milioni, ma il poco che guadagno almeno corrisponde alle mie idee artistiche.
Mi ero dimenticata della Fata Turchina negra, orribile.
Ti abbraccio.

Francesco Abate ha detto...

Purtroppo ci si scontra con l'ignoranza delle persone che scambiano l'uguaglianza con la pantomima delle quote. Bisogna nella maniera più assoluta combattere le discriminazioni e le pseudo-ideologie discriminatorie, ma non è ficcando minoranze ovunque che si ottiene il risultato anzi, il rischio è di avere l'effetto contrario e trasformare l'inclusività in una pagliacciata. Mettendo la sirenetta danese di colore non aiuti l'integrazione, rendi tutto il dibattito intorno ad essa una buffonata.
Il problema è che le case di produzione, così come le case editrici e tutto il resto, pensano solo a monetizzare un fenomeno culturale del momento. Chi fa arte e cultura, se davvero vuole favorire un dibattito contro il razzismo, potrebbe creare qualcosa di originale su un argomento serio come le discriminazioni (magari invece di fare la Sirenetta di colore, potevano produrre un bel film sugli immigrati ghettizzati nelle banlieu francesi, o sui CPR-lager italiani). Lo stesso vale per altri temi scottanti come la sessualità.

Un abbraccio.

Francesca A. Vanni ha detto...

@Francesco Abate
Devo dire che anche questa volta siamo d'accordo, su tutta la linea.
Mi vengono per esempio in mente le tue poesie, dove ti sei sforzato di parlare di realtà difficili che sono ignorate da tantissime persone.
Perché non creare un docufilm d'impatto du queste realtà, per esempio?
Ma là dove il denaro comanda, viene a mancare il buonsenso e tutto il resto.
Ti abbraccio.

alberto bertow marabello ha detto...

Pienamente d'accordo, come sempre, ma dobbiamo ricordarci che parliamo di Ollivud, dove va bene il razzista come l'emarginato, purché produca schei. Un docufilm come dici, sarebbe bellissimo ed interessantissimo, ma lo vedremmo in 100, una sirenetta pure "negra" la vedranno in tantissimi. Da pagliaccio non può che venir fuori che una pagliacciata

Francesca A. Vanni ha detto...

@albert bertow marabello
E che devo dire?
Che hai ragione, accipicchiona!
Quel prodotto lì marroncino e puzzolente sembra generi soldi a palate, perciò ne producono tantissima.
Ti abbraccio.