Era gennaio, quando i russi sfondarono i cancelli di Auschwitz e
scoprirono per primi l’orrore dei campi di concentramento nazisti.
Se come me amate i libri, vi consiglio due letture molto belle e
toccanti che parlano della Shoah.
La prima è “La mia testimonianza davanti al mondo”, di Jan Karski ovvero l’uomo che
denunciò per primo ciò che accadeva fra le mura di Auschwitz.
"Non le darò istruzioni né
le farò raccomandazioni... Dovrà soltanto riferire obiettivamente quello che ha
visto, raccontare quello che ha vissuto in prima persona e ripetere ciò che in
Polonia le è stato ordinato di dire su coloro che vivono là e negli altri paesi
occupati d'Europa": con questo viatico il premier Sikorski mandò Jan
Karski a informare gli Alleati di ciò che stava accadendo agli ebrei nel suo
paese e di come i polacchi non avessero mai smesso di lottare. Unitosi alla
Resistenza nel 1939, il giovane ufficiale della riserva era stato incaricato di
tenere i collegamenti fra lo Stato segreto polacco, e gli organi ufficiali del
governo in esilio a Londra.
Oltre a svolgere temerarie,
Karski aveva compiuto un'impresa inaudita: era riuscito a infiltrarsi nel
ghetto di Varsavia e nel campo di transito di Belzec e, fatto ancora più
inaudito, a uscirne indenne, deciso a denunciare al mondo le atrocità commesse
dai nazisti. Porterà in effetti la sua testimonianza diretta ai grandi della
terra, incluso il presidente Roosevelt, ma per motivi politico-strategici il
suo appello non verrà raccolto né avrà seguito: non gli resterà, nel 1944, che
affidarlo a questo libro. Dimenticato nel dopoguerra in ragione dei nuovi
assetti politici mondiali, Karski sarà riscoperto e intervistato dal regista
Claude Lanzmann per il celeberrimo "Shoah" (1985), che darà l'avvio
alla seconda fase della sua missione: ricordare l'indifferenza degli Alleati di
fronte al consumarsi del genocidio.
La seconda lettura, perdonatemi se sono autoreferenziale, è il mio
romanzo “La lunga strada verso te” (di cui potete leggere anche qui).
Innsbruck, 1938.
Sullo sfondo politico
dell’Anschluss, nel cuore di un’Austria destinata ad essere annessa alla
Germania nazista le vite di due uomini, Benjamin Rosenthal e Frederik Van
Horne, ebreo il primo e dissidente politico il secondo, sono destinate a
cambiare per sempre.
La guerra travolgerà entrambi,
separandoli crudelmente l’uno dall’altro.
Benjamin sarà infatti catturato
dai soldati tedeschi e deportato a Dachau, il primo campo di concentramento
progettato e costruito dal regime di Hitler, mentre Frederik dovrà fuggire e
lottare coraggiosamente per cambiare le sorti del conflitto più atroce della
Storia.
Come finirà?
Cos’avrà in serbo il destino per
Benjamin e Frederik?
Riusciranno a sopravvivere e
ritrovarsi?
Ricordate che solo la memoria potrà impedirci di commettere gli
stessi errori di chi ci ha preceduto.
Prima di lasciarci, vi invito a leggere l'intervista che Roberta De Tomi, una brava scrittrice di cui vi parlerò presto, mi ha fatto sul suo blog.
8 commenti:
Leggerò il tuo. Come film è molto bello quello che parla di Primo Levi che per tornare a Torino impiegò otto lunghissimi mesi.
Sul tema dell'antisemitismo e sui campi di concentramento non si sarà mai meditato abbastanza. Considerano poi il rafforzarsi di movimenti nazi-fascisti e antisemiti, la cultura oggi più che mai ha il dovere di tenere la luce accesa su questo tema.
P.S. - complimenti per l'intervista.
Un abbraccio.
Grazie per le tue proposte.
Anche io sono dell'idea che un libro è sempre una testimonianza preziosa.
Buona giornata.
Ho letto la bella intervista che parla di te, da oggi ti conosco meglio e spero di trovare la tua ultima fatica letteraria in libreria.
Un abbraccio, fulvio
I libri, le parole, le fotografie: tutto è memoria.
Memoria di qualcosa che in troppi cercano anche ora di cancellare e che invece deve essere sempre ricordato, con la speranza di non commettere mai più gli stessi errori.
Baci.
Grazie a tutti voi per i vostri commenti, per la sensibilità che avete dimostrato e anche per esservi interessati all'intervista che mi ha fatto la brava Roberta.
Scusate se non rispondo a ciascuno di voi, ma oggi ho i minuti contati.
Vi abbraccio.
È triste il fatto che, complice il covid, il Giorno della Memoria sia praticamente quasi passato in sordina.
Grazie per il posto, baci.
Che siano testimonianze reali o romanzi, penso che creare libri che parlano della Shoah sia un grande tributo alla memoria e un modo per cercare di ricordare al mondo che certi "errori" non devono più essere commessi.
Baci.
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